1988 : GRANDI CORSI MASCHERATI
31 GENNAIO - 7 14 16 FEBBRAIO
MARTEDI 3 MARZO 1987 : CORSO NOTTURNO DI CHIUSURA ED ESTRAZIONE DELLA LOTTERIA


Versilia e dintorni......
di Alessandro Avanzini
Affronta un tema assolutamente nuovo e delicato per il Carnevale di Viareggio il costruttore Avanzini: l’immigrazione clandestina. Una vera e propria emergenza dei nostri tempi che provoca, purtroppo, numerosi morti, come testimoniano le cronache quotidiane. La costruzione porterà in scena un gigantesco relitto, grande quanto la piattaforma del carro. Sulla parte anteriore una figura longilinea: rappresenterà una sorta di Caronte che traghetta la malconcia imbarcazione verso mete non definite. A bordo del relitto troveranno posto i figuranti che, con costumi e coreografie particolari, rappresenteranno lo stato d’animo dei migranti.
di Massimo Breschi
La satira è quella politica, ma al centro del carro non c’è il governo di turno. La protagonista della costruzione è una gigantesca chiromante che, nel bel mezzo della bufera politica tra il governo di centrodestra e quello ombra di centrosinistra, si mette a fare le previsioni sul destino dell’Italia. E le preveggenze sono tutt’altro che rosee. “Vedo l’Italia spezzata da mille problemi, vedo un paese condannato alla disperazione, vedo gli italiani in un grande calderone”, sembra dire la maga che non lesina critiche al “re” al comando che – dice – è “piccolo, nudo e se ne infischia” del regno.
di Gionata Francesconi
Il titolo prende in prestito una frase diventata celebre detta dal politico più attivo del Belpaese: Giulio Andreotti. Il divo Giulio, dopo anni di oblio torna ad essere assoluto protagonista di una costruzione allegorica. E Gionata Francesconi, l’autore del carro, torna a cimentarsi nella satira politica, dopo alcuni esperimenti di diversi anni fa. Ma perché prendersela con il sette volte presidente del Consiglio? Perché “lui c’è ancora”. “E’ nascosto dietro mucchi di vecchi mobili, sedie, specchiere, armadi e tanti altri orpelli”, ma c’è ancora, ammonisce il costruttore. Come per dire: sono trascorsi tanti anni dal suo ultimo incarico, si è passati dalla Prima alla Seconda e anche alla Terza Repubblica, però, lui, è sempre lì. “Ma è vero o un clone?” viene da domandarsi.
di Gilbert Lebigre e Corinne Roger
Oche e torri. Un’accoppiata inedita sul carro proposto dalla Compagnia del Carnevale. La costruzione vedrà sfilare giganteschi manufatti circolari, vere e proprie torri, di accumuli di oggetti, innalzate da personaggi senza identità, replicanti di se stessi, che, offuscati dall’oblio del consumismo pensano solo all’aumento del volume delle torri. Sulle pareti di queste costruzioni, tanti occhi in bassorilievo e oggetti di varie forme e dimensioni. In cima alle torri si agiteranno manichini fatti di cartapesta e di materiale riciclato. Oltre ad essi diverse sculture di personaggi intenti a guardare la tv. In mezzo a questo scenario irrompe un curioso branco di oche starnazzanti, pronte a beccare tutto quello che trovano. Anche per questa costruzione dei coniugi Lebigre ci sarà la collaborazione degli studenti dell’Istituto d’Arte “Stagi” di Pietrasanta.
di Franco Malfatti
Oche e torri. Un’accoppiata inedita sul carro proposto dalla Compagnia del Carnevale. La costruzione vedrà sfilare giganteschi manufatti circolari, vere e proprie torri, di accumuli di oggetti, innalzate da personaggi senza identità, replicanti di se stessi, che, offuscati dall’oblio del consumismo pensano solo all’aumento del volume delle torri. Sulle pareti di queste costruzioni, tanti occhi in bassorilievo e oggetti di varie forme e dimensioni. In cima alle torri si agiteranno manichini fatti di cartapesta e di materiale riciclato. Oltre ad essi diverse sculture di personaggi intenti a guardare la tv. In mezzo a questo scenario irrompe un curioso branco di oche starnazzanti, pronte a beccare tutto quello che trovano. Anche per questa costruzione dei coniugi Lebigre ci sarà la collaborazione degli studenti dell’Istituto d’Arte “Stagi” di Pietrasanta.
di Alfredo Ricci
La costruzione è una pungente satira sulla situazione economica, oltre che politica, dell’Italia. Al centro del carro è posizionata una enorme vacca che rappresenta la nostra Repubblica. E’ lì sprofondata in una gigantesca e traballante poltrona dorata. Se ne sta con la lingua di fuori, protetta da due corazzieri. Avrebbe una gran voglia matta di leccare il proprio vitellino, che in questo caso rappresenta il popolo italiano, del quale però è rimasto solo lo scheletro penzolante. Non c’è più altro da leccare. Oggi – ammonisce il costruttore – dobbiamo pagare per qualsiasi cosa e il povero popolo italiano è ridotto all’osso.
di Renato Verlanti e fratelli Bonetti
La costruzione è un chiaro e doveroso omaggio al papà di Burlamacco. Ma non solo, perché il carro vuole rendere il giusto riconoscimento, anche attraverso la cartapesta, all’abile futurista e caricaturista quale fu Uberto Bonetti. L’artista ha lasciato indubbiamente alla città un grande patrimonio. Il carro vuole riassumere, come solo una costruzione allegorica può fare, questa grande realtà artistico-culturale.
FONDAZIONE CARNEVALE VIAREGGIO
Un omaggio a
Arnaldo Galli, decano dei carristi, firma il manifesto ufficiale del Carnevale di Viareggio 2009
Sarà Burlamacco il protagonista indiscusso dell'edizione 2009 del Carnevale di Viareggio, la maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio creata da
Nell'anniversario dei cento anni della nascita del suo ideatore,
Arnaldo Galli, carrista tra i primatisti, oggi ottantaduenne che realizza carri dall'età di otto anni e che nella sua carriera di costruttore del Carnevale di Viareggio ha collezionato la cifra record di 20 premi, sintetizza nel suo manifesto l'dea che ha ispirato Bonetti, suo grande amico, nella creazione di Burlamacco. Bonetti, dice Arnaldo Galli, mi raccontava che l'idea del nome della maschera nasce dalla fusione di due parole del linguaggio cittadino, la "burla" carnevalesca e il Burlamacca, il canale che costeggia il molo della città, due simboli della storia di Viareggio.
Ma il contributo di Bonetti alla cartellonistica del Carnevale non si limita a Burlamacco.
Nel 1937 firma un manifesto nel quale una maschera ha la forma di una vela stilizzata sul mare; l’anno successivo ecco un pagliaccio dal volto verde e rosso, mentre l’immagine del 1939 mostra un Pierrot festante con elementi della Viareggio marinara: una vela e un faro.
Nel 1940 Burlamacco riappare sul manifesto ufficiale e, per effetto di un montaggio fotografico sembra camminare sulla folla della sfilata. Burlamacco è solo, senza Ondina, ed è una macchia bianco-rossa in un’immagine bianco e nero.
Tra i manifesti di Bonetti nel dopoguerra, Burlamacco torna protagonista a intermittenza:
nel 1947/48 fa un balzo tra pineta, mare e spiaggia;
nel 1954 guida un corteggio di maschere variopinte, nel 1956 incede allegro su un’immagine stilizzata del corso;
nel 1967 viene scomposto dal suo autore in una serie di geometrie colorate, in una composizione grafica elegante e ricercata, sospesa fra neodadaismo e “pop-art”.
Nel 1968 un’altra immersione nelle correnti artistiche del tempo: Bonetti interpreta Burlamacco secondo i canoni della Optical Art, pure linee dinamiche danzanti, in una composizione cinetica che comprende una bagnante e un Pulcinella stilizzato.
Nel 1973, anno del Centenario del Carnevale, nuova superba trasformazione di Burlamacco, che sembra uscire dal manifesto.
Nel 1979 i Burlamacchi sono multipli e lanciano stelle filanti.
Nel 1981 Bonetti non cessa di stupire ed estrae dalla manica una nuova interpretazione della sua creatura: Burlamacco ha perduto il mantello e danza sulle onde; al suo fianco riappare Ondina, ma stavolta in un bikini ridottissimo.
Nel 1990 un’altra variante, l’ultima ideata dal maestro: Bonetti restituisce il mantello a Burlamacco, che avanza frontalmente, sorridente, portando nella mano destra una maschera.
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